TERAMO – E’ diretto a Morra – che per primo aveva annunciato battaglia contro il taglio delle ore di assistenza scolastica ai bambini disabili, e a Di Dalmazio che del candidato di centrodestra aveva criticato l’uscita, ritenendo la sua coalizione responsabile – l’accusa di utilizzo «a mero scopo elettorale» dell’argomento che lancia oggi Gianguido D’Alberto, il candidato sindaco di Insieme Possiamo. «Teatrino stucchevole», lo definisce, «perché coloro che oggi si ergono a paladini dei diritti delle fasce più deboli sono gli stessi che in questi anni si sono resi responsabile di tagli ai servizi e della mancata eliminazione delle barriere architettoniche». Secondo D’Alberto i candidati presenti nelle due facce del centrodestra sono ancora gli esponenti di quel Modello Teramo «che in questi anni ha mostrato la totale indifferenza verso il tema della disabilità» e sono rimasti lettera morta sia la delibera del consiglio comunale del 3 dicembre 2015, sia la commissione permanente istituita ad hoc, e riunitasi una sola volta». Tra le prime azioni che D’Alberto si propone nella futura amministrazione, c’è l’attivazione di un processo partecipativo per la predisposizione del Peba, una mappatura delle barriere architettoniche presenti sul territorio e negli edifici comunali, l’utilizzo laddove consentito dallo stato del bilancio comunale, di almeno il 10 per cento degli oneri di urbanizzazione per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Nel programma anche l’istituzione di una consulta e di una commissione comunale sulla disabilità, la promozione dell’abbattimento delle barriere in tutti gli edifici pubblici e di società pubbliche con particolare primaria attenzione alle scuole teramane, la creazione di un’applicazione per segnalare l’esistenza di barriere sul territorio, l’adeguamento delle fermate e dei mezzi pubblici alle necessità delle persone con disabilità. «In ogni caso quello della disabilità deve essere un tema che deve essere estrapolato dal dibattito politico e che deve diventare una battaglia di civiltà comune a tutti – ha concluso D’Alberto».
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